| EX LIBRIS HORADRIM -EX LIBRIS HORADRIMLA CACCIA AI TRE “I brani nelle pagine seguenti sono stati scritti di getto durante i giorni della caccia ai tre Primi Maligni: Mephisto dell’Odio, Baal della Distruzione e Diablo del Terrore. Fate attenzione: anche se i vari brani sono stati scritti a centinaia di anni di distanza e in territori enormemente lontani gli uni dagli altri, contengono tutti degli indizi che vi guideranno verso l’oscuro reame dei Primi Maligni. Queste pagine sono riservate alla lettura degli iniziati...” I CUSTODI DELL’ODIO Lettera all’Arcivescovo Lazarus, inviata da Khalim, il Que-Hegan, Supremo Patriarca della Chiesa Zakarum Mio fedele Lazarus, Ti scrivo per esporti la mia crescente preoccupazione riguardo all’irascibilità che ho riscontrato in te e nei tuoi compagni Arcivescovi. Negli ultimi mesi, sono stato testimone della calata di un oscuro velo sulle vostre anime: tu e i tuoi fratelli siete i Primi fra i Prescelti della Luce. Se i nostri seguaci dovessero solo sospettare la presenza di una spaccatura fra di noi, temo che perderemmo buona parte dell’autorità che abbiamo guadagnato su quest’antica terra tormentata. Noi siamo stati incaricati, molto tempo fa, di vegliare su Kurast e i suoi abitanti. Come ben sai, è nostro dovere diffondere la gloria della Luce in tutto il mondo conosciuto, sia dove è ben accolta che dove è osteggiata. La cosa più importante, però, è che gli Horadrim hanno conferito alla nostra Chiesa il compito di mantenere la sorveglianza sull’oscuro ospite che giace incatenato sotto la Città-Tempio. Ora, dal momento che so che il compito di custodire la Pietra dell’Anima di Mephisto è affidato esclusivamente a te, comincio a temere che questo immane fardello stia iniziando a influenzare malignamente la tua nobile anima. Qualsiasi sia la causa della tua recente ribellione contro la mia volontà, io desidero incontrare te e i tuoi Arcivescovi in Concilio, immediatamente. Se non hai la forza d’animo necessaria per compiere il tuo dovere di Servitore della Luce, allora sarò costretto a trovare qualcun altro che ne sia in grado. Ricorda che la prigionia del Signore dell’Odio è l’unica garanzia per il futuro della Chiesa Zakarum. E ricorda che io non permetterò che la Chiesa venga messa in pericolo dall’arroganza e dalla gelosia dei suoi servitori. Ti aspetto al più presto. Sankekur, Que-Hegan
EX LIBRIS HORADRIM Il risveglio e il vagabondo Frammento dei manoscritti di Deckard Cain, l’ultimo degli Horadrim Purtroppo, io ero l’unica persona a Tristram che era a conoscenza della Pietra dell’Anima sepolta sotto l’antico Monastero. Come ultimo discendente degli Horadrim, soltanto io conoscevo la verità su ciò che era custodito nelle profondità cremisi di quella gemma. Forse se avessi detto a tutti la verità, il nostro piccolo, quieto villaggio sarebbe stato risparmiato. Forse gli orribili eventi che stanno accadendo non avrebbero mai avuto inizio. In verità, io sospetto che la causa di tutto sia da ricercare nell’Arcivescovo Lazarus, che per primo cadde vittima del potere fiammeggiante della Pietra dell’Anima. Egli era giunto da Kurast come ambasciatore della Chiesa Zakarum: arrivò fra noi avvolto nella Luce e così nessuno si accorse di quanto fosse perfido il suo animo. Per quanto ne so, fu lui a scoprire la gemma color cremisi, nel labirinto sotto il Monastero... e fu lui a spezzarla. Non so se Lazarus fosse guidato dalla follia, oppure da un suo oscuro progetto: quello che so è che egli scatenò su di noi un orrore indicibile. Diablo, il Signore del Terrore, rinchiuso nella Pietra dell’Anima dai miei valorosi antenati, tornò a contaminare la terra con i suoi passi. In qualche modo, quel demonio usò i suoi poteri diabolici per tramutare quell’oscuro labirinto in un passaggio che conduceva direttamente nelle fauci fiammeggianti dell’Inferno. I suoi oscuri seguaci lo raggiunsero e s’impossessarono del sotterraneo, restando in attesa di tutti coloro abbastanza folli da addentrarsi nei suoi tetri meandri. Anche il nostro nobile sovrano, Re Leoric, cadde sotto l’influenza di Diablo, precipitando negli abissi della follia e del terrore. Mentre il Re, ormai impazzito, affogava le sue terre in un bagno di sangue, il suo unico figlio, il Principe Albrecht, venne rapito da Lazarus e nascosto nel Monastero, ormai in rovina. Noi potemmo solo guardare impotenti, mentre gli orrori provenienti dal sottosuolo percorrevano le strade del nostro villaggio, terrorizzando tutti coloro che ancora non erano fuggiti. L’oscurità incombeva su tutti noi... Di giorno lavoravamo nei campi intorno alle nostre case, come facevamo da sempre, cercando di ignorare il terrore che emanava dalle rovine del Monastero. Di notte, ci chiudevamo in casa con le nostre famiglie e pregavamo affinché la luce dell’alba giungesse presto. Dopo un lasso di tempo che ci parve eterno, giunse finalmente la nostra liberazione. Eroi e avventurieri provenienti da ogni terra del mondo conosciuto giunsero nel nostro villaggio, per investigare sui resoconti che narravano della malvagità che si annidava a Tristram. Alcuni vennero in cerca solo di fortuna e di gloria, mentre altri volevano misurare il proprio valore contro le misteriose bestie che si celavano sotto la superficie del suolo. Persino gli stregoni dell’antico clan dei maghi Vizjerei arrivarono per studiare il male che tormentava la nostra terra. Gli avventurieri consumarono tutte le risorse del nostro villaggio, eppure le nostre speranze di salvezza erano riposte interamente in loro. Tra i molti vi era un guerriero; un uomo tranquillo e pensieroso, che si distingueva da tutti gli altri. Nessuno di noi venne mai a conoscenza del suo nome, anche perché era uomo di poche parole. Intorno a lui, però, irradiava un’aura di calma e concentrazione che sovrastava persino il più potente degli altri presunti eroi che erano presenti. Fu questo misterioso guerriero ad aprirsi il varco nelle profondità più inaccessibili del labirinto: fu quell’uomo a sconfiggere in singolar tenzone il Signore dell’Odio. Quando chiudo gli occhi, sento ancora il terribile suono dell’urlo di morte di Diablo che ancora mi rimbomba nelle orecchie. Esso si fece strada dalle profondità della terra fino a far esplodere all’unisono le finestre del vecchio Monastero. Forse è stata soltanto la mia immaginazione, ma ricordo distintamente le urla di un bambino in mezzo a una strada travolta dal caos... Ecco: è ciò che resta di quell’urlo che mi tortura nelle mie rare ore di sonno. Quando il guerriero tornò fra noi, varcando la soglia del Monastero e spuntando nuovamente alla luce del sole, sembrava che avesse camminato per i meandri dell’inferno. E chissà, forse lo aveva fatto davvero! Egli era coperto di sangue, suo e dei suoi nemici: ciò che più mi colpì, però, fu una strana ferita sulla sua fronte; sembrava come se qualcosa vi si fosse conficcato, proprio sopra i suoi occhi, ma ormai lo squarcio si era completamente cicatrizzato. Non ho mai avuto occasione di chiedergli come si fosse procurato quella lacerazione. Ma quello era il momento dei festeggiamenti, perché ormai credevamo che il nostro villaggio fosse salvo. Donammo tutto ciò che era in nostro possesso a quel grande eroe ma egli, nonostante l’affetto di coloro che lo acclamavano, scivolò sempre più in un’oscura depressione. D’altronde, chissà di quali orrori aveva dovuto sostenere la vista il suo sguardo. Chissà come ciò contro il quale aveva dovuto combattere era riuscito a segnare per sempre il suo cuore e la sua mente. Per un certo periodo di tempo restò fra noi: non avendo famiglia o persone care, ero convinto che sarebbe rimasto a Tristram per sempre. Eppure, anche se era sempre cordiale con tutti, viveva in modo appartato e usciva di rado dalla dimora che gli avevamo offerto. Ogden suggerì di organizzare una celebrazione, nella speranza che una bella bevuta in compagnia servisse per spazzare via le tenebre dalla sua mente: come si sbagliava! Nel pieno della festa, l’eroe si allontanò e ci lasciò soli. Più tardi, quella stessa sera, lo andai a trovare a casa, senza avere la minima idea di quello che stavo per vedere. L’uomo senza nome sedeva da solo dinanzi all’entrata, parlando a se stesso in molte lingue diverse, alcune delle quali non erano più in uso da secoli. Egli aveva indossato una nera veste da viaggio, che con il suo cappuccio gli ricopriva interamente il volto. Quando si voltò verso di me, la luce del fuoco che crepitava nel camino mi rivelò i lineamenti di un uomo torturato, che aveva perso per sempre la sua identità. I suoi occhi guizzarono disperatamente e, nei loro recessi, brillò una malvagia luce rossastra. La ferita sulla sua fronte si era riaperta e... al suo interno... io vidi... No, probabilmente fu soltanto un gioco di luce, aiutata dall’immaginazione troppo vivida di un vecchio quasi ubriaco. Gli chiesi se andava tutto bene, ma egli non mi rispose. L’intera scena mi rendeva molto nervoso e mi ero quasi deciso ad andare a cercare aiuto, quando improvvisamente egli sembrò notare la mia presenza e mi parlò, con una voce composta da mille aghi di ghiaccio che mi fece sobbalzare il cuore nel petto. “È arrivato il momento di lasciare questo luogo: i miei fratelli mi attendono a Est. Presto i loro legami saranno spezzati”. Non avevo idea di cosa stesse dicendo, anche perché, per quanto ne sapevo, egli non aveva famiglia. Eppure, visto che era tornato in sé, decisi di tornarmene a casa e di lasciarlo riposare... anche perché, in quel momento, ero terrorizzato oltre ogni dire e desideravo soltanto fuggire dal suo sguardo fiammeggiante. Quella fu l’ultima volta che lo vidi. Il nostro eroe senza nome lasciò Tristram alle prime ore della mattina successiva: egli si diresse verso il passo orientale senza dir nulla a nessuno portando con sé soltanto alcune provviste e la sua leggendaria spada. Posso solo immaginare quello di cui andò alla ricerca: poco tempo dopo la sua partenza, i nostri peggiori incubi divennero realtà. I demoniaci servi dell’Inferno ritornarono a Tristram. Io che scrivo queste pagine sono l’unico superstite. Sono riuscito a sfuggire ai diavoli per molte notti, ma temo che presto verrà anche il mio momento. Non so perché essi siano ritornati e perché abbiano sterminato tanti innocenti. Di una cosa però sono certo: il loro arrivo è in qualche modo legato con la partenza dell’uomo senza nome... Spero che qualcuno prima o poi trovi questo testo, qualcuno che possa riportare la pace in questo luogo. Ormai la mia vita è giunta al termine, ma forse queste righe serviranno a impedire che le disgrazie alle quali ho assistito si abbattano anche su altri villaggi, in altre terre. Io resterò qui, a vedere se mi troveranno prima degli improbabili soccorritori, oppure i servitori dell’abisso. Che il cielo mi assista: persino dopo tutto ciò che è successo, non riesco a decidermi ad abbandonare il luogo che chiamo casa. Cercate il Viandante senza nome. Cercate ciò che egli sta cercando. Perché io temo che Tristram sia soltanto il primo di una lunga serie di villaggi che verranno consumati dal Male da lui un tempo sconfitto.
|