Il matrimonio

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Thunder87
view post Posted on 7/7/2007, 17:31




IL MATRIMONIO? un buon affare

Il matrimonio nel medioevo aveva un forte valore economico e politico più che sentimentale, i potenti si sposavano per interesse o per accordi politici.

Guglielmo il Maresciallo sposando Isabella di Clare, una ricca ereditiera, da militare nullatenente divenne uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra: un matrimonio sofferto ma fortemente voluto dalla di lui famiglia (egli rimase in attesa per 45 anni).

I figli dei regnanti spesso erano già promessi sposi prima di essere concepiti: tutte le grandi famiglie europee del tempo erano imparentate (e per questo motivo lo sono ancora oggi).

Per il popolo però, il matrimonio aveva sempre quel senso di familiarità ed intimità che caratterizza l’unione d’amore di due persone: la solidarietà all’interno delle famiglie era assai forte, si condividevano con i familiari tutti i sentimenti, dall’amore all’odio.

Nella maggior parte dei casi non nasceva una vera e propria famiglia perché gli sposi andavano a vivere con i genitori (normalmente dello sposo, della sposa se lei non aveva fratelli), per condividere con loro la gestione familiare e, ovviamente, la terra.

C’erano delle regole ben precise da rispettare: le ragazze dovevano avere più di 12 anni e i ragazzi almeno 14, non dovevano essere parenti fino al settimo grado (anche se questa era una regola abbastanza elastica) e dovevano aver ricevuto i principali sacramenti della Chiesa.

In alcuni periodi dell’anno non era possibile unirsi in matrimonio: dalla prima domenica di avvento all’ottava dopo l’epifania, dal lunedì prima dell’ascensione all’ottava di Pentecoste e tra la settima e l’ottava domenica di Pasqua.
I signori e i nobili erano molto limitati nelle proprie scelte in quanto non decidevano in prima persona chi sposare; lo facevano per loro i genitori e i parenti.

Molto più liberi erano i borghesi e la gente del popolo che decidevano liberamente con chi sposarsi.
Ci si scambiava l’anello, che però non era l’unico simbolo di legame reciproco: durante la cerimonia si scambiavano guanti, cappelli, coltelli, a testimonianza che il legame non era solo sentimentale e romantico, ma conferiva ai due sposi un diritto sull’altro (e, ovviamente, anche sui beni materiali).

Ovviamente non si poteva divorziare, però si poteva dimostrare che il matrimonio non era "mai esistito" o per il fatto che la consanguineità era ignota al momento del matrimonio o se si dimostrava che uno dei due coniugi era incapace di avere figli.

La cerimonia del fidanzamento

Gli sposi si recavano in chiesa insieme ai rispettivi genitori e parenti, il prete appurava la loro identità e procedeva con la dichiarazione di fidanzamento: "... prometti col tuo giuramento di sposare...?".

Poi iniziava il periodo dei bandi, degli annunci pubblici dell’imminente matrimonio, soprattutto per scoprire eventuali impedimenti all’unione.

La cerimonia del matrimonio

La cerimonia del matrimonio era simile a quella del fidanzamento ma, ovviamente più solenne: era celebrata di norma nell’atrio della chiesa, gli sposi vestivano di rosso e la sposa doveva avere i capelli lunghi sciolti e coperti da un velo (entrambi gli sposi poi erano coperti da un unico velo).

L’anello nuziale era scambiato e infilato al dito anulare, che "è il dito con la vena che porta direttamente al cuore".
Nei matrimoni dei nobili, soprattutto dei regnanti, l’anello portava anche delle scritte, o i nomi degli sposi, o alcune cose importanti per l’uno e per l’altra.

Nel momento dello scambio degli anelli c’era l’usanza tra gli invitati di prendersi a spintoni e a volte anche a schiaffoni, per non perdere la memoria di tale evento (nella maggior parte dei casi non esistevano documenti scritti). Veniva spezzata un’unica ostia e divisa tra i due sposi, che bevevano dallo stesso calice e poi accendevano un cero alla Santa Vergine.

Alla fine della cerimonia, dopo essere usciti dalla chiesa accompagnati per mano dal prete, gli sposi, insieme ai parenti, entravano nel cimitero e andavano a pregare i propri morti.

Sulla strada per casa parenti e amici tiravano grano agli sposi, auspicio di fertilità ed abbondanza (usanza di probabile derivazione pagana, rimasta in uso anche nelle cerimonie religiose di oggi). Poi cominciava la festa: canti, balli e ricche mangiate per giorni e giorni.

Al calar del sole della prima sera, il prete benediva la stanza e il letto dove i due giovani sposi avrebbero consumato il matrimonio, anche se molte volte succedeva che dormissero separati.
 
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